Khiva
Situata lungo l’antica Via della Seta, Khiva (Xiva) conquista il visitatore con i suoi scenari mozzafiato. Se si torna indietro nel tempo e si immagina il suo glorioso passato, si viene sopraffatti dalle immagini delle lunghe carovane che transitavano per le vie imbrecciate e polverose, dalle basse case bianche da cui emanavano profumi speziati, dalle ampie steppe occupate dai predoni in attesa di fare qualche razzia e dai traffici di schiavi che entravano e uscivano dalle mura difensive.
Al giorno d’oggi, Khiva è una cittadina culturalmente e artisticamente vitale. Eppure, noi occidentali non possiamo fare a meno di vagare con la fantasia e ipotizzare l’esistenza di un passato scandito dalle grida dei mercanti e dal rumore delle merci esposte sulle bancarelle polverose ai margini dei viali.
Nassima Chahboun, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
In questa città-museo potrai conoscere l’Uzbekistan magico e autentico. Il centro storico si è preservato in condizioni ottimali, tant’è che si ha l’impressione di camminare tra le vie di un enorme… set cinematografico.
Dopo aver superato le mura della città, dirigiti in direzione della Ichon-Qala (la cittadella fortificata), la cui cinta muraria cattura l’attenzione dei turisti in virtù della muratura a vista e della superficie monocromatica.
Il nostro consiglio è di passeggiare tra le vie di Khiva nelle prime ore del mattino, quando la destinazione è ancora dormiente e la luce accecante delle lande circostanti riflette sulle pareti bianche delle case.
Tra madrase, minareti che solleticano il cielo e vicoli tortuosi dal profumino invitante e dalla musica allegra, Khiva è una destinazione must-visit nel tuo prossimo soggiorno in Uzbekistan.
Perché non soggiornare almeno per una notte, pianificando un tour mattutino o serale tra le stradine quasi deserte?
Pillole di storia
L’avrai intuito: gli uzbeki sono custodi gelosi delle leggende e delle meravigliose storie delle loro perle d’Oriente. Secondo la tradizione, infatti, Khiva sarebbe stata fondata quando Sem – della stirpe di Noè – avrebbe scavato un pozzo rudimentale a pochi chilometri dall’attuale centro storico.
Con ogni probabilità, la città era un punto di riferimento commerciale già a partire dal VIII secolo; fungeva da stazione e crocevia, dirottando i mercanti o sul Mar Caspio o sul Volga.
Nel XVI secolo, i timuridi spostarono la Capitale del regno a Khiva in virtù del mercato di schiavi particolarmente florido. Fu questo il motivo per cui, in trecento anni di storia, la destinazione si trasformò in un punto di riferimento per il dominio dei Khan. A sovvertire le regole politico-amministrative di Khiva furono i sovietici, nel XIX secolo.
Per immergerti anche tu nella quieta magia della cittadina, supera frutteti e coltivazioni di cotone. Il centro città sorge a 35 km circa da Urgench (a ovest) – la città uzbeka nota per la creazione dell’algebra matematica.
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Posizione e come arrivare a Khiva
La stazione dei treni di Khiva si trova a pochi km a ovest dal centro. Ci sono 2 treni notturni al giorno da Tashkent che impiegano dalle 14 alle 15 ore e costano circa 180000 UZS. Da Samarcanda il treno impiega 10 ore e costa 145000 UZS. Da Bukhara il viaggio dura 6 ore e 30 e costa 125000 UZS.
Si può raggiungere Khiva anche in bus da Bukhara (stazione vicino a Karvoon bazar). Il costo del biglietto è indicativamente di 140000 UZS
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Cosa vedere a Khiva
Centro storico
La parte antica della città di Khiva è un gioiello incastonato nella fascinosa Via della Seta. La maggior parte degli edifici è conservata in maniera ineccepibile – tant’è che sono molti i turisti a dubitare della loro autenticità. Eppure, non c’è trucco e non c’è inganno! Khiva è un paesino magico costellato di irrinunciabili meraviglie. Non sorprende che il centro storico della tua prossima destinazione sia oggetto di un turismo internazionale via via più spiccato.
La Ichon-Qala è stato il primissimo sito archeologico dell’Uzbekistan inserito nella lista del Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO (nel 1991).
Dal nostro punto di vista, è la location che merita una visita più approfondita in virtù della storia e delle leggende che circolano sul suo conto. All’interno delle mura fortificate, infatti, si trovano decine e decine di scuole di formazione islamica (madrase), ma anche mausolei e luoghi di culto destinati alla preghiera, che attirano migliaia e migliaia di persone ogni settimana.
Per entrare nella Ichon-Qala è sufficiente attraversare una delle quattro porte dislocate ai margini delle mura di cinta (una per ogni punto cardinale).
Tuttavia, il biglietto d’ingresso può essere acquistato soltanto presso la Porta Occidentale, la Ota Darvoza. Potrai entrare e uscire dalla Ichon-Qala per 48 ore senza sostenere costi aggiuntivi. Nell’eventualità in cui volessi semplicemente passeggiare tra le strade della fortezza sei libero di superare gli accessi gratuitamente, ma non avrai il pass per entrare negli edifici.
I costi dei tickets possono variare. Si consiglia, dunque, di reperire info aggiornate sul sito web ufficiale della Ichon-Qala o nei tabelloni esposti direttamente in loco.
A scopo indicativo:
• 50.000 Sum (circa 4 euro) per il biglietto economy.
• 100.000 Sum (circa 8 euro) per il biglietto standard.
• 150.000 Sum (circa 12 euro) per il biglietto VIP, che consente di salire anche sulla cima della torre del Kuna Ark, da cui ammirare una vista mozzafiato e indimenticabile sulle strade di Khiva.
I punti d’interesse e le attrazioni del centro storico
• La Moschea Juma, il cui tetto è costituito da una struttura portante di 218 colonne lignee. È considerato il luogo di culto più imponente della tua prossima destinazione uzbeka ed è anche nota come Moschea del Venerdì perché, in passato, permetteva di ospitare il maggior numero di musulmani di passaggio a Khiva.
• Madrasa di Islom Hoja, attualmente Museo delle Arti Applicate. Non rientra nel novero delle destinazioni più popolari del centro storico cittadino, ma ti consigliamo di tenerla in considerazione nell’eventualità in cui disponessi di un biglietto VIP e di molto tempo a disposizione! Il minareto raggiunge un’altezza di 57 metri ed è il più alto di tutto il Paese.
• Madrase di Rakhim Khan, di Mohammed Amin Khan, di Kutlug Murod Inoq e di Allakuli Khan, i cui interni spogli e ormai inutilizzabili ne oscurano la bellezza. In realtà, queste scuole superiori di formazione islamica presentano delle facciate meravigliosamente decorate. In particolare, la struttura di Rakhim Khan è stata trasformata in un albergo di lusso. Quella di Allakuli Khan è oggigiorno un museo con negozio di souvenir annesso.
• Le mura esterne sono una piacevole scoperta. Non tutti i viaggiatori sanno di poter salire sulla Ichon-Qala dalla porta settentrionale della fortezza, in maniera tale da raggiungere la base dell’antica torre di guardia (Kuhna Kan). Perché non visitare la struttura al tramonto, in maniera tale da goderti una vista mozzafiato sul centro storico di Khiva?
Adam Harangozó, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Informazioni pratiche
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Sito ufficiale | |
8:00 – 20:00 (da Aprile a Ottobre) 9:00 – 18:00 (da Novembre a Marzo) |
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Nessun giorno di chiusura | |
UZS | 50000 UZS (economy) 100000 UZS (standard) 150000 UZS (VIP) |
30 minuti a piedi a ovest della stazione dei treni |
Minareto Kalta Minor
Il «Minareto corto» di Kalta Minor viene anche definito dai locals il «Minareto verde» e raggiunge i 29 metri di altezza. Non è mai stato completato. Secondo la leggenda, il committente Mohammed Amin Khan si mise in contatto con i migliori architetti dell’Impero per realizzare un’opera architettonica imponente.
L’obiettivo? Nelle giornate di sole, il Khan desiderava salire sulla sommità del minareto per ammirare da Khiva i contorni della sua Bukhara. Un’ottantina di metri sarebbero stati più che sufficienti, secondo gli ingegneri persiani giunti a corte. I costruttori avevano raggiunto l’altezza odierna quando la morte improvvisa del Khan mise fine all’ingegnoso progetto di corte.
La storia che si cela dietro il Minareto di Kalta Minor rientra tra le tantissime leggende persiane, ma è innegabile che il progetto architettonico sia rimasto incompiuto – molto probabilmente per seri problemi strutturali, che avrebbero rischiato di compromettere la solidità della torre.
Meritevole di essere menzionato è inoltre il diametro (15 metri) che conferisce al minareto una forma bassa e tozza. Anche coloro che non sono ferrati in architettura o in arte islamica intuiscono che manca una parte essenziale sulla sommità – che sembra esser stata tagliata di netto da una scimitarra. Il complesso ricorda una ciminiera industriale.
Ad ogni modo, se il Minareto di Kalta Minor continua a incuriosire migliaia di visitatori ogni anno il motivo è imputabile alla ricca decorazione maiolica sulle tonalità del verde acqua che rende questo complesso architettonico uno dei massimi esempi di ingegneria persiana a Khiva.
David Holt, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Informazioni pratiche
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Sempre aperto | |
Nessun giorno di chiusura | |
30 minuti a piedi a ovest della stazione dei treni |
Kuhna Ark
Tra i punti d’interesse da inserire nella tua to do list di viaggio spicca senz’altro il Kuhna Ark di Khiva, l’antica sede regale del khanato (gli imperatori persiani) e palazzo reale a partire dalla sua costruzione (risalente al XII secolo).
La dimora ufficiale del monarca era progettata in maniera tale da includere le stanze, le sale congressuali e i dormitori necessari all’amministrazione e alla difesa della cittadella. I labirintici corridoi si dipanano lungo una prigione, una sala delle udienze, un harem e la zecca ufficiale.
Dal punto di vista strutturale, l’antica fortezza di Khiva rappresenta la quintessenza dell’arte islamica antica. È infatti presente un Iwan – ovvero un ambiente coperto che affaccia sull’esterno col suo ingresso sormontato da un arco ogivale – presso la Moschea d’Estate del Kuhna Ark, nonché un colonnato in legno dai basamenti marmorei rinforzati e un susseguirsi di decorazioni piastrellate di maioliche policrome che raffigurano elementi floreali e geometrici.
La Moschea d’Estate
Edificata nel 1838, la Moschea d’Estate di Khiva dispone di un monumentale ingresso Iwan con sei colonne da cui ammirare il soffitto riccamente decorato. I colori dominanti – il fondo bianco e i ghirigori azzurri – sono un leitmotiv dell’architettura islamica arcaica.
L’ingresso è rivolto a settentrione in maniera tale da preservare la freschezza della zona riservata al culto e alla preghiera. Questa scelta ingegneristica ha imposto la rotazione del Mihrab – la nicchia islamica orientata alla Mecca – che affaccia a sud. La Moschea d’Estate è stata eretta in onore del discepolo di Maometto e secondo Califfo persiano Abu Bakr.
La prigione (Zindan)
La prigione del Kuhna Ark è situata all’esterno dell’area principale della fortezza del Khan. È suddivisa in due sale, all’interno delle quali sono esposti gli strumenti di tortura impiegati dai seviziatori del khanato durante gli interrogatori e le sevizie ai danni dei prigionieri.
La Kourinich Khana: la sala del trono
Costruita tra il 1804 e il 1806, la sala del trono di Khiva è costituita da una sala di ampie dimensioni collegata direttamente all’Iwan. Immagina per un istante l’Imperatore persiano sedere sul seggio, circondato da funzionari e consiglieri provenienti da ogni angolo del Paese.
Sul soffitto, venne commissionata la realizzazione di pannelli lignei variopinti nelle nuances del rosso e del giallo.
Il portale d’ingresso è sostenuto da due colonne laterali con basi marmoree – com’era tradizione presso gli architetti dell’epoca. In contrasto al calore del soffitto, le pareti della sala del trono vennero interamente ricoperte di ghirigori turchesi su sfondo bianco.
Proprio come l’Iwan della Moschea d’Estate, anche la Kourinich Khana è girata a settentrione per proteggere il sovrano dall’intensa calura estiva. Secondo le ricostruzioni, il Khan era solito presenziare le udienze pubbliche proprio in quest’area del palazzo.
In inverno, quando le temperature proibitive dell’epoca impedivano al Re di dispensare ordini all’aria aperta, il tribunale ufficiale veniva spostato all’interno di una Yurta riscaldata. Questa tradizione ricorda da vicino le tradizioni delle tribù nomadi dei mongoli, abituate di frequente a campi improvvisati e complessi mobili.
Adam Harangozó, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Informazioni pratiche
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9:00 – 18:00 | |
30 minuti a piedi a ovest della stazione dei treni |
Moschea Juma
Prende il nome di Juma (o Djuma) – dal persiano «venerdì o popolo» a seconda delle trascrizioni. La Moschea simbolo della città è tra i luoghi più visitati e apprezzati dai turisti. Passeggiando tra le stradine imbrecciate dell’Ichan-Kala riconoscerai il profilo di una torre snella e imponente (alta 44 metri) che s’innalza al cielo.
È il minareto della Moschea Juma, leggermente inclinato a meridione.
Sul piano architettonico-decorativo la torre è avvolta da fasce di incisioni floreali e geometriche a loro volta ricoperte da mattonelle in ceramica policroma. Per raggiungere la sommità del complesso è necessario fare un bel respiro profondo, armarsi di bottiglietta d’acqua e salire 81 scalini interni, che ti condurranno su una piattaforma da cui ammirare un panorama mozzafiato sulla città.
Avvicinandoti alla struttura e alle sue porte d’ingresso, inoltre, noterai alcune iscrizioni relative alle date di costruzione (1778 – 1782).
Il progetto richiese più tempo del previsto in virtù delle dimensioni del complesso: 55 metri per 46 metri con un perimetro corredato da colonnati privi di cortile. E in effetti, la mancanza di un’area green all’interno della Moschea Kuma trasmette un’immediata sensazione di chiusura e di ostilità. Il soffitto piatto e basso, i muri alti e le colonne strette le une alle altre conferiscono alla zona esterna un appeal opprimente.
Visitando il luogo di culto, non potrai che perderti tra le 213 colonne che sorreggono il soffitto a cassettoni in legno. Quattro sono risalenti al X-XI secolo e sono completamente intatte e originali. Le altre hanno subito alcuni rimaneggiamenti e restauri in itinere.
Una cosa è certa: i rivestimenti intarsiati, le forme originali e le dimensioni eterogenee rendono il colonnato il fulcro del valore artistico-culturale del complesso islamico.
Prenditi del tempo per ammirarne la fattura, divertiti a interpretare le iscrizioni verticali e scatta qualche foto ricordo. La Moschea Juma è una testimonianza incontrovertibile di quanto la cultura persiana si sia evoluta ben oltre le influenze orientali o occidentali, maturando una visione estetica autoctona.
Il minareto, un tempo in ristrutturazione, è soggetto a periodi di chiusura precauzionale. Verifica di potervi accedere una volta in loco e chiedi info aggiornate alle guide turistiche e all’Infopoint ufficiale.
Jean-Pierre Dalbéra from Paris, France, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Informazioni pratiche
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9:00 – 18:00 | |
30 minuti a piedi a ovest della stazione dei treni |
Palazzo Tosh Hovli
Il Palazzo Tosh Hovli – anche noto come il «Palazzo di Pietra» di Khiva sorge all’interno del quartiere fortificato di Itchan Kala. Costruito tra il 1830 e il 1841 per ordine del Khan Alla Kuli, dispone di 270 stanze suddivise su tre piani. La corte vera e propria affacciava a sud-ovest, l’harem era dislocato a settentrione e le camere di Ichrat Khauli – le sale congressuali e adibite al ricevimento (dal persiano Mekhmonkhaneh) – si estendevano sull’ala sud-est.
Il complesso si distingue non soltanto in virtù delle sue dimensioni, ma anche e soprattutto per via delle decorazioni finemente intagliate in marmo, ceramica, legno e pietra. Passeggiando all’interno del palazzo Tosh Hovli, potrai perderti tra cortili labirintici e spot panoramici indimenticabili (e instagrammabili).
In aggiunta, ti consigliamo di lasciarti guidare dagli operatori turistici disponibili in loco, che ti racconteranno curiosità e leggende straordinarie per assicurarti un’esperienza di viaggio immersiva. Le visite, condotte in lingua inglese, ti aiuteranno ad apprezzare pienamente la grandiosità storico-culturale del palazzo del khanato.
La leggenda
È cosa nota: gli architetti e i capimastri chiamati a corte per la realizzazione dei palazzi subivano un destino spesso sventurato e imprevedibile. I sovrani non amavano essere scontentati ed erano molto capricciosi.
Doveva prevederlo anche lo sventurato Nourmouhamad Tadjik Han, primo ingegnere assoldato dal Khan per la realizzazione del palazzo. L’uomo subì una fine tragica: il re ordinò di impalarlo per aver dichiarato di non avere mezzi e uomini a sufficienza per completare la realizzazione del Tosh-hovli entro due anni dalla data di commissione.
Dopo l’esecuzione, venne in turno del successore Kalandarou Khivaghi, il quale completò l’imponente opera in otto o dieci anni (le fonti sono in disaccordo), ma senza osare contraddire le parole del Khan.
Per questo, non venne giustiziato in pubblica piazza. Per ottimizzare i tempi, venne convocato anche il celebre ceramista Abdullah Djinn.
Il complesso fu destinato al khanato fino al 1880 (per circa quarant’anni), quando Muhammad Rahim Khan II decise di spostarsi nel Kunya Ark con la sua famiglia, sancendo la rovina del Tosh-hovli.
L’harem
L’harem assolve per i musulmani una funzione organizzativa all’interno delle mura domestiche. Traducibile letteralmente in «luogo inviolabile» è una sezione della dimora destinata alle donne e ai bambini. L’area in questione – attualmente non visitabile – è stata la prima a essere costruita attorno a una struttura rettangolare su cui sono disposte cinque logge con pilastri lignei intagliati.
Secondo la tradizione, quattro sarebbero state assegnate alle mogli legittime del Khan, mentre l’ultima al Re in persona – ed è, in effetti, la più ampia e confortevole. All’interno, le aree abitative seguivano la medesima struttura: la loggia affacciava a nord-ovest e disponeva di due ambienti (uno per l’estate e uno per l’inverno).
Tutte le pareti sono arricchite da maioliche bianche con decorazioni blu, firmate da Abdullah Djinn in persona. Anche i soffitti lignei realizzati con varie essenze sono ricoperti di ghirigori floreali rossi e gialli – proprio come la sala del trono del Kuhna Ark.
L’Ichrat Khauli
La vita di un Khan uzbeko era scandita da dogmi rigidi e impegni improrogabili. Il sovrano si recava di buon’ora presso l’Ichrat Khauli, l’area del palazzo impiegata per il ricevimento degli ospiti.
Il Khan attraversava un cortile interno e sedeva su un pilastro ligneo riccamente intarsiato per risolvere le controversie, punire i nemici di stato o organizzare le truppe di terra. Tutta l’area del Tosh-hovli è valorizzata da maioliche blu con fondo bianco.
Consigli extra
Una volta in loco, ricorda che il palazzo Tosh-hovli dispone di due ingressi. La porta meridionale – che si trova con facilità costeggiando le mura esterne del palazzo, tenendo sempre la destra – ospita l’imponente sala del trono.
La zona occidentale, di contro, permette di raggiungere l’harem dalle piastrelle turchesi.
Tieni a portata di mani la tua macchina fotografica o il tuo smartphone, perché avrai l’impressione di essere proiettato in un mondo magico e incantato che vorrai immortalare.
Jean Housen, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Informazioni pratiche
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30 minuti a piedi a ovest della stazione dei treni |