Bukhara
Se non puoi resistere al richiamo della Via della Seta – crocevia di commerci europei e asiatici – allora non cercare oltre: Bukhara è considerata la città-gioiello dell’Uzbekistan.
Un proverbio locale recita: “Samarcanda è la meraviglia della terra, ma Bukhara è la meraviglia dello spirito”.
È soprannominata dai locali la destinazione «Sacra», oppure «Nobile». Benché meno famosa di Samarcanda nell’immaginario dei popoli occidentali, custodisce infatti storie e tradizioni correlate alla costruzione di edifici islamici (e non) costellati di leggende e misteri.
Adam Jones from Kelowna, BC, Canada, CC BY-SA 2.0, via Wikimedia Commons
Con i suoi 140 edifici di enorme pregio architettonico-culturale, è un museo a cielo aperto inserito nella lista dei Patrimoni Mondiali dell’Umanità UNESCO.
Per giunta, le vie del centro storico sono rimaste sostanzialmente invariate dal dominio URSS. Gli appassionati di storia moderna potranno farsi un’idea accurata e tangibile dello stile di vita imposto all’Uzbekistan dal comunismo sovietico.
Tra le vie di Bukhara passeggiarono alcuni tra i più importanti intellettuali del Paese: filosofi e letterati, ma anche scienziati e medici di fama mondiale – uno tra tutti’ Avicenna – che arricchirono il passato (e il presente) della perla uzbeka. Non sorprende che la cittadina fu Capitale del Regno nel IX secolo fino alla caduta della dominazione persiana retta dai Samanidi.
La buona notizia? Gli appassionati di esplorazioni e di passeggiate outdoor saranno liberi di visitare i punti d’interesse della destinazione comodamente a piedi. La maggior parte dei siti è racchiusa nel fulcro della città, il centro storico. Musei, madrase e moschee sorgono a breve distanza gli uni dagli altri.
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Posizione e come arrivare a Bukhara
L’aeroporto internazionale di Bukhara si trova a pochi km a est della città.
Da Bukhara partono voli per Tashkent con la compagnia Uzbekistan Airways, il volo dura circa 1 ora e 10 minuti.
Potete scegliere di arrivare a Bukhara con voli della Turkish Airlines.
La stazione dei treni di Bukhara si trova a sud-est. Da qui partono treni locali (Sharq) e alta velocità (Afrosiyob) per Tashkent (da 4 ore a 6 ore di percorrenza), Samarcanda (da 1 ora e 40 a 3 ore). I prezzi variano dai 6 ai 22 Euro per viaggi di sola andata.
Dalla stazione di Bukhara potete prendere un taxi spendendo tra 20000 e 25000 UZS.
Ci sono anche dei bus che partono da Tashkent (vicino alla stazione metro Olzamor). Il bus impiega circa 10 ore e costa 105000 UZS.
I taxi a Bukhara costano
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Cosa vedere a Bukhara
Centro storico
Giunto a Bukhara, lascia il bagaglio in hotel e immergiti tra le brulicanti vie del centro storico. La Città Vecchia è una combinazione sapientemente bilanciata di antichità e modernità; da un lato, verrai stregato da Piazza Lyabi-Hauz – la cui fontana centrale è diventata punto d’incontro amatissimo dai cittadini e dai turisti di passaggio – e, dall’altro, potrai fare acquisti presso i bazaar che circondano l’area.
Tutt’attorno, gli alti alberi di gelso ti permetteranno di riposarti per qualche minuto su una delle tante panchine pubbliche, così da ammirare il viavai affaccendato dei commercianti e dei clienti desiderosi di contrattare il prezzo.
Il dedalo di vicoletti – inserito nella lista Patrimonio dell’Umanità UNESCO – colpisce l’occhio coi suoi mille colori. Il verde delle ceramiche, il turchese dei tessuti e delle decorazioni floreali dipinte a mano, il rosa delle pietre su cui riflette la luce del sole, il cremisi dei tappeti, ma anche il giallo, l’ocra e l’arancio delle spezie.
Le merci più richieste? Pelle e tessuti di ottima manifattura, protagonisti delle contrattazioni commerciali fin dal passaggio a Bukhara dell’antichissima Via della Seta.
Una piccola curiosità: i mercati coperti sono oggigiorno sormontati da cupole che, in passato, permettevano di incanalare l’aria e favorire la ventilazione all’interno degli affollatissimi bazaar.
Se ti ritrovi a girovagare per le vie della Città Vecchia alla ricerca di stand interessanti, dirigiti presso il Taki Sarrafon (il bazaar dei cambiavalute, che ti permetteranno di trovare la tassa di cambio più conveniente) e presso il Taki Zargaron, il mercato dedicato interamente alla compravendita di gioielli.
Infine, l’antico Taki Telpak Furushon (il bazaar dei cappellai) è senz’altro uno tra i più antichi e ricchi laboratori manifatturieri locali. Merita una visita!
Adam Harangozó, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Informazioni pratiche
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15 minuti a piedi a est della moschea Bolo Haouz |
Moschea Bolo Haouz
Il complesso Bolo Haouz sorge nel centro della Città Vecchia ed è costituito dalla Moschea, dal suo minareto e dall’Hauz (la vasca). Quest’ultima è l’area più antica della struttura: un serbatoio d’acqua da cui deriva anche il nome, di origine persiana, del luogo: Bolo Haouz, letteralmente «vasca dei bambini».
Prima dell’influenza sovietica in Uzbekistan, molti erano i Khauz disseminati nella città; assolvevano un’importante funziona pubblica poiché garantivano un apporto d’acqua costante alla popolazione di Bukhara.
L’omonima Moschea venne invece costruita a partire dal 1712 all’interno del quartiere Registan e in prossimità della cittadella. Secondo le ricostruzioni storiche, il luogo di culto fu sovvenzionato dalla moglie del Re di Bukhara. Altri ricercatori ritengono che il progetto fosse stato voluto dal musulmano Emir Shahmurad con l’intento di soddisfare le richieste della popolazione e organizzare delle preghiere pubbliche.
È interessante ricordare che la costruzione del complesso religioso coincide con un periodo di depauperamento culturale e di ristrettezza economica a Bukhara. La città viveva una fase di grande crisi. Poche erano le risorse disponibili per l’ammodernamento. Nonostante tutto, i reggenti commissionarono e conclusero in tempi record un’area di grande bellezza, interamente destinata alla popolazione.
Ancora oggi, la Moschea di Bolo Hauz si attesta tra i più interessanti capolavori dell’architettura islamica in virtù del colonnato e del minareto che si riflettono sulle acque dell’Hauz.
In aggiunta, il complesso di Bolo Hauz si caratterizza per una suddivisione delle aree; la parte invernale del complesso è costituita da una sala sormontata da quattro colonne che consentono l’ingresso da più porte.
La parte estiva è un aivan situato di fronte alla facciata della sala omonima. Le colonne in legno con basamento in cemento sostengono il soffitto e slanciano l’architettura complessiva.
Le decorazioni delle sale interne sono un tributo all’arte pittorica del XIX e del XX secolo.
Il complesso è attualmente operativo e la Moschea di Bolo Hauz accoglie i fedeli da oltre vent’anni.
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Informazioni pratiche
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Sempre aperta | |
Nessun giorno di chiusura | |
UZS | Gratuita |
15 minuti a piedi a ovest del centro storico |
Piazza Lyaby-hauz
È un’oasi di pace e di tranquillità tra le vie di Bukhara. La Piazza di Lyaby-hauz – letteralmente «Le labbra del Khauz» – è considerata il cuore pulsante della tua prossima destinazione. Il complesso religioso e commerciale della zona gravita attorno alla presenza dell’ampio stagno centrale.
Le ricostruzioni storiche suggeriscono la presenza di oltre 100 vasche di dimensioni analoghe sparse tra i quartieri di Bukhara. Al giorno d’oggi, purtroppo, ne rimangono pochissime per rilassarsi, sorseggiare una tazza di tè e socializzare con i locals.
La Piazza di Lyaby-hauz è un museo a cielo aperto che tiene fede all’immagine tradizionale e al contempo avveniristica di Bukhara. Inizialmente, l’area prevedeva anche una sala da tè in cui gli intellettuali e i commercianti di passaggio si ristoravano e si tenevano aggiornati sulle ultime novità del Regno, mentre badavano ai loro caravanserragli.
Al giorno d’oggi, la struttura originaria si è trasformata in un ristorante, frequentato da locals e turisti, tra i più apprezzati. Non sorprende che le undici porte di Bukhara convergano tutte verso Piazza Lyaby-hauz.
Passeggiando avanti e indietro per le sue vie, scoprirai l’animo più autentico dell’Uzbekistan; gli anziani giocano a scacchi o a carte ai tavolini di una caffetteria, i bambini si divertono spensierati in prossimità della vasca centrale e i fedeli entrano nelle sale riccamente decorate della Moschea, sormontata da un minareto che li chiama alla preghiera. I giovani bevono tè e fumano sisha in uno scenario che, in fin dei conti, richiama alla memoria il misterioso passato della Via della Seta.
Noi ti consigliamo di esplorare anche gli edifici secondari, molti dei quali costruiti nella prima metà del XVII secolo e trasformati in madrase (le scuole islamiche) o in stalli notturni per le carovane in transito.
Mentre ti riposi all’ombra degli alberi antichi e ti godi la frescura della vasca, tieni a mente che tantissimi stagni sono stati prosciugati dopo la Seconda Guerra Mondiale e la Seconda Guerra Patriottica.
L’area venne infatti trasformata in un campo sportivo, all’interno del quale si tenevano competizioni di lotta e di pallavolo. Quando un incendio rase al suolo un ristorante sovietico nelle immediate vicinanze della Moschea, i cittadini denunciarono l’assenza d’acqua e fecero pressione affinché la vasca tornasse il punto di ritrovo del passato.
Le autorità riempirono lo stagno negli anni Cinquanta del secolo scorso e incentivarono la costruzione di una fontana tuttora in attività.
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Informazioni pratiche
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Si trova nel centro storico |
Madrasa Mir-i-Arab
La Madrasa di Mir-i-Arab si riconosce a colpo d’occhio in virtù delle due cupole turchesi che svettano in altezza. È uno dei tre edifici che costituiscono il Po-i-Kalyan nella Città Vecchia, insieme al minareto del Kalyan (risalente al XII secolo) e all’omonima Moschea (del XVI secolo).
La scuola superiore islamica venne commissionata dal Re Shaibanid Ubaydullah-khan – capostipite della dinastia. Il nome della madrasa è persiano ed è traducibile in «Principe degli Arabi». Il Principe di cui si fa menzione è lo sceicco Abdullah Yamani dello Yemen, che divenne il direttore della madrasa durante il regno di Shaibanid.
La figura del tutore religioso assolveva un ruolo di primaria importanza, perché consentiva agli studenti di avere a loro disposizione un Pir (un consigliere) capace di interpretare i versetti più complessi del Corano, il testo sacro.
Il Pir venne sepolto all’interno della madrasa a lui intitolata. Come gli altri collegi, anche quello di Mir-i-Arab ha una forma rettangolare. L’ingresso (Iwan) si suddivide in un ampio cortile da cui era possibile accedere a quattro portoni laterali.
L’impianto venne ideato dai migliori capomastri iraniani. Costoro giunsero nel Paese al fine di studiare l’architettura religiosa arcaica e ispirarsi ai capolavori del passato. Per questo motivo, visitarono dapprima la straordinaria Madrasa di Samarcanda intitolata all’intellettuale e astronomo Uluğ Bek – nipote di Temur – e successivamente altri esempi architettonici locali attualmente distrutti.
Tuttavia, a differenza della scuola islamica di Samarcanda dotata di minareti agli angoli dell’impianto canonico, quella di Mir-i-Arab è contornata da torri di preghiera estremamente basse e possenti. Alla vista, la madrasa ricorda una fortezza medioevale.
All’interno, i fortunati visitatori vengono accolti nelle Hujra: stanze a nido d’ape destinate ai dormitori studenteschi. Altre sale di somma bellezza sono deputate alle lezioni e allo studio del Corano, ma anche alla preghiera e alle tombe di Yamani e dei suoi familiari. L’omonima moschea è associata al cortile della madrasa e affaccia sull’ala meridionale.
Camminando all’esterno della madrasa, viene da chiedersi il motivo per cui gli architetti del passato stabilirono di costruire due moschee speculari (una di fronte all’altra). Il cortile della scuola islamica si trova di fronte alla Moschea Kalyan, considerata una tra le più imponenti dell’Asia Centrale.
Il motivo è da imputare alla tradizione del Kosh: la combinazione di due o più luoghi di culto gemellati. Tra le coppie più celebri dell’Uzbekistan ricordiamo quella della Madrasa di Ulugh Beg e della Madrasa di Abd al-Aziz Khan sul fronte meridionale.
Piccola curiosità: la madrasa di Bukhara fu l’unica legittimata a operare durante l’occupazione sovietica del Paese. Se sei di passaggio, chiedi di poter visitare il cortile interno. Di tanto in tanto, la madrasa accoglie anche turisti e locals. Tentar non nuoce!
LBM1948, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Informazioni pratiche
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Sito ufficiale | |
8:00 – 18:00 (dal lunedì al venerdì) 8:00 – 16:00 (sabato) |
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Domenica | |
UZS | 20000 UZS |
La madrasa si trova nel centro storico |
Ark
È la cittadella fortificata più affascinante del Paese: l’Ark. Amata dai cittadini e dai visitatori provenienti dai quattro angoli del globo, è considerata di diritto tra gli edifici più iconici della perla uzbeka. Ti consigliamo di soffermarti ad ammirarla perché oggigiorno l’80% delle sue aree sono irrimediabilmente compromesse e, secondo gli archeologi, il suo declino è purtroppo inevitabile.
Venne eretta tra il V e il VI secolo. Poche sono le fonti in merito alle origini dell’Ark. Sappiamo soltanto che fu abitata fino al 1920, anno in cui venne bombardata dall’Armata Rossa sovietica. Inizialmente considerata una «città nella città», attualmente è un polo museale che racconta la storia di Bukhara e immerge i visitatori in uno scenario magico.
La pianta rettangolare – con un perimetro esterno complessivo pari a 790 metri – è circondata da mura e raggiunge i quattro ettari di espansione. L’ingresso è valorizzato da due torrioni risalenti al XVIII secolo. Le sezioni superiori sono collegate a una galleria mediante cui avere accesso a terrazze con vista e stanze private.
Proseguendo lungo un cortile aperto, su per una rampa di scale, è possibile raggiungere la Moschea di Dzhuma sita all’interno della cittadella fortificata.
La struttura originaria, infatti, fungeva da palazzo. Si suddivideva in una sezione dedicata all’esecuzione degli obblighi amministrativi, da un tempio di zoroastriani e da una zona interamente concepita per l’esercito e le guardie del Re.
La leggenda
Gli uzbechi custodiscono gelosamente la leggendaria storia relativa alla fondazione dell’Ark. L’eroe dell’epica asiatica Siyavusha sarebbe stato nascosto fin dalla più tenera età nel paesino di Turana per volere della matrigna.
Lì, il fanciullo avrebbe intrecciato un rapporto amoroso con la bella figlia del Re di Afrosiab. Il padre della ragazza acconsentì alle nozze soltanto nell’eventualità in cui il giovane avrebbe costruito un palazzo all’interno di un’area delimitata dalla pelle di un toro. Il compito era evidentemente impossibile. Ma l’eroe non si perse d’animo; tagliuzzò il manto dell’animale sacrificale in strisce sottili e realizzò un perimetro imponente all’interno del quale eresse un palazzo.
Gli appassionati di mitologia arcaica non ne saranno stupiti, dal momento che questa è la stessa leggenda circolante sulla fondazione di Cartagine.
Pillole di storia
Già a partire dal 500 dopo Cristo, l’Ark era riconosciuta come cittadella ufficiale per capi militari, Emiri e Gran Visir. Quando le milizie di Gengis Khan raggiunsero le porte di Bukhara, la cittadinanza trovò riparo all’interno delle mura difensive dell’Ark per scampare alle razzie nemiche.
Ma i conquistatori, complice la loro superiorità numerica, riuscirono a superare le difese e a saccheggiare la cittadella.
Le fonti sono poche e contraddittorie. Sappiamo per certo che in epoca medioevale l’Ark fu sede di una rinomata biblioteca. Avicenna scrisse alcune righe in merito alla sua storia:
“Ho trovato in questa biblioteca tali libri, di cui non avevo conosciuto e che non avevo mai visto prima in vita mia. Li ho letti, e sono venuto a sapere di ogni scienziato e di ogni scienza. Davanti a me si sono aperte delle porte di ispirazione e delle grandi profondità di conoscenza che non avevo ipotizzato potessero esistere”.
Il motivo è imputabile all’attività di alcuni grandi intellettuali che transitarono per l’Ark e per le strade cittadine: al-Farabi, Ferdowsi e Rudaki. La collezione di libri venne probabilmente saccheggiata durante una delle molteplici razzie ai danni di Bukhara.
In tempi recenti, l’Ark subì i bombardamenti e gli attacchi dell’Armata Rossa, comandata dal generale Michail Frunze (1920). L’ultimo Khan fu costretto a fuggire in Afghanistan con buona parte del tesoro reale nel tentativo disperato di mettersi in salvo con la sua famiglia. Costui ordinò di far saltare in aria una sezione dei corridoi segreti dell’Ark nella speranza di difendere le tradizioni locali e tenerle lontane dalle mani dei sovietici.
Adam Harangozó, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Informazioni pratiche
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9:00 – 20:00 | |
Nessun giorno di chiusura | |
UZS | 40000 UZS |
15 minuti a piedi a nord-ovest del centro storico |
Madrasa di Uluğ Bekh
È il 1417 quando la Madrasa di Uluğ Bekh accoglie i primi studenti islamici desiderosi di affinare l’arte interpretativa del Corano e raccogliersi in preghiera. L’istituto di formazione superiore è considerato il più antico della cittadina ed è stato inserito nella lista Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.
La costruzione venne ordinata e sovvenzionata durante l’Impero timuride. Vi parteciparono i migliori architetti locali del tempo, Ismail Isfagani e Nadjmetdin Bukhari.
Non a caso, a Samarcanda e nelle altre aree del Paese sorgono edifici e madrase che recano lo stesso nome. È intitolata al nipote di Timur, Uluğ Bek, noto per le sue ampie conoscenze astronomiche. Tuttavia, a differenza della vicina Samarcanda, a Bukhara non ci sono altri edifici della stessa epoca.
La facciata esterna e le stanze interne destinate al soggiorno degli allievi necessiterebbero di restauri perché non versano in ottime condizioni. Tuttavia, non mancano alcuni interessantissimi elementi storico-artistici da tenere in considerazione.
In primo luogo, l’iscrizione frontale che esemplifica l’approccio degli uzbeki alla vita: “La ricerca della conoscenza è il dovere di ogni seguace dell’Islam, uomo e donna”. Secondo la leggenda, un secondo motto avrebbe ricordato ai giovani allievi quanto segue: “Le porte della benedizione di Dio si aprano su un cerchio di popoli, esperti nella saggezza del libro”.
Era evidente che la saggezza e la comprensione religiosa erano considerate una fonte di virtù e di avvicinamento dell’uomo alla sua spiritualità.
In aggiunta, i mosaici di maiolica dalla piastrellatura turchese sono un unicum a Bukhara e richiamano alla memoria i tetti di Samarcanda e alcuni degli edifici più antichi della Capitale, Tashkent.
Adam Harangozó, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Informazioni pratiche
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10 minuti a piedi a nord del centro storico |
Madrasa di Abdul Aziz Khan
Eretta nel 1652, la Madrasa di Abdul Aziz Khan è considerata la scuola superiore islamica di più recente costruzione tra le strade di Bukhara.
In aggiunta, il complesso è anche il più grande e impotente; dispone di un cortile, di aree estive e invernali, di Hujshras perfettamente attrezzati (i dormitori destinati agli allievi musulmani) e di un’enorme e affascinante Darskhona (la sala di studio) che favoriva lo scambio e la socializzazione.
In prossimità della porta d’ingresso sorge anche un Tashnau, un pozzo ricoperto da una lastra di pietra.
Non sarà difficile riconoscere la madrasa di Abdul Aziz Khan tra le centinaia di strutture religiose disseminate tra le strada della città. La scuola islamica – che porta il nome del suo fondatore – è ancora oggi un luogo di ritrovo e un punto d’interesse turistico che attiva locals e viaggiatori occasionali.
Abdul Aziz Khan era infatti desideroso di lasciare un segno tangibile su Bukhara mediante la costruzione di un luogo di studio e di culto ispirato allo stile persiano tanto in voga. È questo il motivo per cui il cortile della madrasa è costituito da quattro Aiwan (le cosiddette sale private delle udienze) e il portale è progettato in accordo allo stile Kosh.
La sua altezza impressionante ti lascerà a bocca aperta, tanto più in virtù della decorazione esterna di elementi geometrico-floreali.
Gli Aiwan sono realizzati con cura maniacale. Le stalattiti pendenti si combinano alle decorazioni dipinte a mano per dare vita a una combo di raffinatezza e di sacralità senza eguali.
Nella Madrasa di Abdul Aziz Khan prevalgono i colori ocra-pastello. In aggiunta, i caminetti costruiti per il riscaldamento sono un’innovazione sostanziale nel panorama delle scuole islamiche superiori.
In aggiunta, la facciata imponente e riccamente decorata sorge a pochi passi dal Bazaar dei Gioiellieri (Zerger/Zargar), in prossimità della facciata di Uluğ Bek. I costruttori avevano intenzione di superare in bellezza proprio quest’ultima scuola musulmana, la più antica dell’Uzbekistan.
I lavori di costruzione non vennero completati in tempo. Mancano infatti le decorazioni sulla facciata sinistra e sul lato interno del cortile (a destra). In un susseguirsi di bastioni, di porte, di stanze e di tessuti, l’istituto di formazione superiore rientra di diritto nel Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.
Di recente, il portale frontale è stato restaurato (tra il 2006 e il 2009) in occasione di un programma di conservazione promosso dal Ministero degli Affari Esteri.
Piccola curiosità extra: la madrasa più grande e moderna di Bukhara sfoggia sulle sue pareti raffigurazioni persiane dell’uccello fortunato Simurg e del drago cinese. Il primo è figura di spicco nell’immaginario mitologico dell’Asia Centrale. È considerato simbolo di buon auspicio. Secondo la tradizione, infatti, scuoterebbe i rami dell’albero da cui si generano tutte le sementi del mondo al fine di supportare la stirpe dei mortali.
Le sue penne erano sfavillanti, nonché corredate da proprietà salvifiche, taumaturgiche e magiche. Secondo la tradizione, lo si sarebbe intravisto soltanto sulla cima dei monti caucasici e sarebbe stato in grado di scagliarsi a picco sulle prede – in prevalenza i serpenti, animali da lui odiati. Simurg non è una creatura cattiva; a differenza dell’iconografia medievale europea secondo la quale il drago è incarnazione del demonio, per i persiani è unificazione tra la Terra e il Cielo. Lo si immagina al pari di un Grifone, un po’ uccello e un po’ cane.
Adam Harangozó, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Informazioni pratiche
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10 minuti a piedi a nord del centro storico |
Moschea Kalon
Bukhara è stata il fulcro dell’Uzbekistan per lunghi secoli, immersa tra dune accecanti e lunghe distese assolate. Eppure, nonostante le condizioni abitative rigide e il suo apparente isolamento, la Perla d’Oriente ha conservato la sua atmosfera da mille e una notte in virtù dei 140 monumenti (artistici, religiosi e amministrativi) visitabili ancora oggi.
In particolare, la Moschea Kalon è la quintessenza dell’arte persiana e della forte attitudine architettonica degli uzbeki. È considerato il luogo di culto principale a Bukhara. La Jome (Cattedrale) è anche nominata la Moschea del Venerdì (Juma) perché è un luogo ancora oggi frequentato dai musulmani che si stringono in preghiera di venerdì, a mezzogiorno.
Ha una capienza pari a 12mila fedeli che si inginocchiano negli interni riccamente decorati ascoltando il richiamo del minareto. La Moschea Kalon forma insieme alla Madrasa di Mir-Arab il Poi Minar – letteralmente «ai piedi del minareto».
Nelle immediate vicinanze della scuola islamica sorgono le strutture destinate ai Bazaar (Toki Sarrofon e Toki Telpak-Furushon).
L’area è agilmente visitabile a piedi e permette di avere una visione a 360 gradi della Città Vecchia di Bukhara e della sua ricchezza storico-culturale, nonché commerciale.
La leggenda
E tu, conosci la leggenda del minareto della Moschea Kalon? È definito in persiano «la Grande Torre». Tuttavia, i locals lo soprannominano anche «la Torre della Morte». E in effetti, era impiegata per buttar giù i condannati a morte e i cittadini nemici giudicati dal Khan. Molte sono le leggende persiane che menzionano giovani fanciulle giustiziate dall’Imperatore.
In particolare, vi era uno Scià (ovvero il Re dei Paesi sotto il dominio persiano) noto per il suo temperamento sadico e testardo. La cittadinanza lo considerava tacitamente un pessimo governante, dal momento che trascorreva buona parte del suo tempo tra divertimenti e gozzoviglie. A differenza del Re, la Regina si faceva in quattro per supportare le famiglie in difficoltà e garantire condizioni di vita dignitose alla sua gente. Agiva in gran segreto per timore di scontentare il marito.
Quando lo Scià venne a conoscenza delle «opere di beneficenza» segrete effettuate dalla moglie a sue spese, ordinò ai servitori di farla precipitare dalla Torre della Morte della Moschea. Lo Scià aveva sottovalutato l’intelligenza della sposa, che chiese di poter esprimere un ultimo desiderio. Il marito acconsentì.
La mattina dell’esecuzione, il popolo si strinse attorno al minareto per dire addio alla Regina misericordiosa. La donna indossò tutti gli abiti e le gonne in suo possesso. Quindi, si posizionò in tutta calma sul bordo del cornicione, chiuse gli occhi e compì il balzo.
«Al miracolo, al miracolo!» – gridò la folla che assistette alla scena. E in effetti, gli abiti si gonfiarono per lo spostamento dell’aria e anche i suoi lunghi capelli ricci si trasformarono in un paracadute che la fecero planare dolcemente al suolo. Lo Scià dovette capitolare di fronte all’avvedutezza della sua consorte e annullò l’esecuzione, suo malgrado.
Se ti stai chiedendo come sia possibile documentare le vicende di Bukhara con precisione storiografica, il motivo è imputabile all’immenso lavoro dello storico del X secolo, Narshakhi. Nelle sue opere cita un elenco di nomi attribuiti originariamente a Bukhara: Anxi, An, Bue e Bukho.
Bukhara – la versione definitiva e accreditata – è traducibile in «luogo felice». Non a caso, la destinazione è chiamata anche la città uzbeka della magia, della fiaba e della leggenda.
Adam Harangozó, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
Informazioni pratiche
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8:00 – 20:00 (fino alle 17:00 il giovedì) | |
Nessun giorno di chiusura | |
UZS | 20000 UZS |
15 minuti a piedi a nord-ovest del centro storico |
Char Minar
Dal persiano «Quattro minareti», il Char Minar – anche noto come la Madrasa di Khalif Niazkhoul – è stata costruita nel 1807 nel cuore del centro storico di Bukhara per gentile concessione del mercante Khalif Khoudoid (di origini ottomane).
Gli allievi disponevano di cinquantanove dormitori situati tutt’attorno al cortile interno centrale; a quest’ultimo si sommava anche un bacino (Howz) e una sala congressuale che fungeva da passaggio dalla madrasa all’omonima Moschea della struttura.
Al giorno d’oggi, il complesso originale è andato perduto e non restano che pochissime celle-dormitorio destinate agli allievi delle scienze coraniche.
Molto interessante è anche la ripartizione delle quattro cupole, simbolo di Bukhara: Termez, Denov, La Mecca e Urgench. Benché la loro forma ricordi quella dei minareti, in realtà ogni area della madrasa assolve una funzione diversa, inscindibilmente correlata all’insegnamento delle scienze coraniche. Inoltre, ogni pilastro è decorato in maniera differente.
Se sei alla ricerca di souvenir locali, ricorda di fare visita al negozietto che ha aperto al piano terra della struttura.
A partire dal 1998, Char Minar è Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO.
Chris Shervey from Northampton, UK, CC BY 2.0, via Wikimedia Commons
Informazioni pratiche
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8:00 – 18:00 | |
Domenica | |
10 minuti a piedi a est del centro storico |